Uso del Defibrillatore Semiautomatico (DAE)
età minima 17 anni
#MortaraCardioProtetta è un progetto ambizioso che si prefigge l’istallazione di defibrillatori accessibili 24 ore su 24 in punti strategici della città di Mortara oltre che a rendere gli impianti comunali sportivi delle #PalestreCardioprotette
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Pronti per prestare assistenza al concerto di Tedua 🎶😘 #crimortara ... Vedi altroVedi meno
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Buongiorno e complimenti a tutti voi che prestate servizio sulle croci grazie grazie grazie
Bravi ragazzi
Buongiorno
Buona giornata a tutte/I voi e alle vostre famiglie complimenti Bellissima foto
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“Io però lo chiamerei disincanto…”.
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Franco insieme agli amici dell’associazione è in biblioteca. Con un tavolino, un mazzo di fogli gialli e tante tessere. Chiede adesioni. Tutti noi abbiamo amato i treni, ma lui di più. Lo si capisce quando gli fai una domanda oppure quando rifletti su quella sera che ha incantato il consiglio comunale delle città, invitato dal primo cittadino per illustrare la tristezza dei viaggi verso la metropoli lombarda. Quando con tanti numeri e diagrammi ha chiesto maggiore attenzione per questa linea, figlia di un dio minore. Ultimamente è un po’ stanco, qualche problema di salute, la fatica dei giorni. Però non ha perso nulla del suo carisma, basta accennare ad un tema che riguarda il trasporto ferroviario e subito si accende di entusiasmo e di passione.
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Intervista a Franco Aggio
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“Sono Franco Aggio, ho 57 anni e mi occupo di sicurezza nelle piccole imprese edili, vivo a Mortara e per lavoro mi sposto a Milano oppure a Pavia. Credo nel volontariato, credo nel valore di mettersi a disposizione degli altri e poi ci sono campi diversi in cui si può praticarlo. Tutti campi molto interessanti. Io svolgo ad esempio il volontariato in due associazioni che sono completamente diverse tra di loro. Da 1993 sono attivo nella Croce Rossa di Mortara, in particolare dò una mano alle persone con problemi fisici ed altro. Fare volontariato in Croce è bello ma anche molto impegnativo. Ci sono però varie possibilità, c’è il soccorso sanitario che è la parte preponderante, ma anche la distribuzioni dei viveri e le iniziative di piazza. Per questo dico che, anche chi ha paura del sangue o cose simili, può comunque dare una mano e avvicinarsi all’ente. Ho prestato quasi sempre servizio di soccorso in ambulanza e sono ormai passati ben trent’anni. All’inizio ero più giovane e con tanta voglia di imparare. Facevo moltissime ore di servizio, per potere dare il meglio di me stesso. Ora, negli ultimi anni, da quando mi sono sposato e ho avuto i figli, sono un po’ meno presente. Le cinquecento ore all’anno si sono dimezzate. Nell’ultimo periodo, per problemi di salute non sto facendo turni e questo impegno mi manca molto, perché esserci ti permette di dare qualcosa di te e allo stesso tempo di ricevere. In tutti quest’anni ho sempre ricevuto, io e la mia squadra, parecchi grazie. A volte basta un sorriso, è una cosa che ti ripaga di ogni fatica”.
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Un grazie che ti ha fatto piacere?
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“Sono state diverse le persone che dopo un intervento hanno sentito il bisogno di ringraziare la mia equipe per quello che avevamo fatto e per la compagnia messa in campo, magari in un momento di fragilità e delicato della loro vita. A volte ti senti impotente in alcune situazioni, la persona che ti chiede aiuto a volte è convinta che tu puoi risolvere il loro piccolo o grande problema. Noi purtroppo cerchiamo di fare il nostro meglio, ma non possiamo fare altro che accompagnare un pezzo del loro percorso di malattia, augurando loro che tutto vada al meglio”.
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E poi?
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“Poi, da ormai quasi sei anni sono attivo nella associazione Mi.Mo.Al. che rappresenta i viaggiatori della linea che da Alessandra va a Milano, viaggiatori vessati da anni da un pessimo servizio. Come associazione ci confrontiamo con i viaggiatori, con i pendolari e in particolare con chi potrebbe dare un servizio all’altezza dei bisogni. Sono stato uno dei soci fondatori di Mi.Mo.Al. Sono stati questi anni intensi, di battaglie e confronti, di sensibilizzazione. Dal 2018 ricopro anche un incarico regionale come rappresentante alla Conferenza Regionale del Trasporto Lombardo e sono stato rieletto nuovamente un mese fa dagli altri comitati della Regione. In questo secondo mandato, vorrei completare ciò che ci eravamo prefissi di fare, ovvero dare un contributo a tutti i portatori di interesse, dalle aziende di trasporto, agli enti istituzionali, dai responsabili delle infrastrutture, alle organizzazioni sindacali. Obiettivo: migliorare il trasporto pubblico.
Questa carica mi è stata attribuita anche per l’intensa attività costruita con Mi.Mo.Al. che ci ha portati ad essere considerati credibili in Regione. Penso che sia fondamentale la credibilità: tutti sono capaci e sono bravi a lamentarsi sui social network per il servizio pessimo, i ritardi, le soppressioni dei treni, ma nessuno ci mette la faccia. Oltre ai desideri è necessario proporre anche cose che siano realizzabili. Anche solo cambiare di pochi minuti l’orario di un treno non è cosa affatto semplice come un cittadino normale potrebbe pensare, in quanto si va a toccare un sistema molto complesso ad incastri, a cascata, che tocca diverse altre linee. Ci siamo fatti carico di tutti questi temi, perché ci è sembrato bello e giusto fare da raccordo tra le legittime esigenze dei pendolari e chi invece, ha il potere decisionale e può intervenire. Questo anello di congiunzione è faticoso e presuppone conoscenza, studio, chiede un’applicazione oserei dire quasi quotidiana. Ciò porta via molto tempo. Però alcuni piccoli risultati si sono ottenuti. Il fatto che la nostra associazione sia stata contattata da stakolders di altre imprese è importante, perché su questi tavoli di confronto riusciamo a portare istanze specifiche. Senza di noi come associazione, tutto vivrebbe sui media e sui social, ma non avrebbero alcuna riscontro effettivo sui tavoli negoziali, su quelli che contano realmente. Da qui il nostro continuo invito ai viaggiatori di darci forza e diventare soci”.
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Trovi che esiste molta rassegnazione in chi usa il treno per lavoro e studio su questa linea?
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“La rassegnazione c’è, soprattutto per chi viaggia da tanti anni e non ha mai visto un miglioramento reale del servizio. E’ generazionale. Io però lo chiamerei disincanto. I viaggiatori hanno perfettamente ragione a lamentarsi, però chi subisce anche pesanti disagi dovrebbero nel proprio piccolo impegnarsi un po’ di più per cambiare le cose. I viaggiatori si lamentano durante
il viaggio, ma una volta scesi si dimenticano che questo incide pesantemente nel loro tempo di vita. Da qui la richiesta di darci maggior sostegno e idee per migliorare il servizio. A volte chi ha potere decisionale non è detto che abbia una visione a 360 gradi, anche il singolo viaggiatore può fornire un contributo di idee”.
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Parliamo di te…
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“Il mio tempo libero è molto scarso. Oggi leggo poco, in passato invece era diverso, leggevo soprattutto testi di Storia moderna, dalla Rivoluzione francese in poi e naturalmente testi che parlano di ferrovia, sia storici che di attualità, che mi hanno preparato anche a svolgere al meglio il mio ruolo associativo. Mi piacerebbe viaggiare, conoscere luoghi e persone diverse. Da ragazzo ho viaggiato a lungo da solo inseguito dalla preoccupazione dei miei genitori, è stata una esperienza molto bella. Tanti viaggi sia in Italia che in Europa. Il Sudamerica è stata una delle mie mete del passato. Ora se riuscirò a trovare il tempo, vorrei partire per scoprire anche il continente africano. Mi considero un realista, tendente al pessimismo. Trovo che esiste un avvitamento generale del mondo, come se ci fosse un impazzimento generale. Trovo anche che chi governa non si adopra abbastanza per migliorare le cose”.
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Tutte le interviste sono pubblicate sulla pagina Facebook:
Mortara: storie di volontariato ... Vedi altroVedi meno
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Ciao
Intervista a Flavia Azzarelli
“Qualcuno ci dice che siamo i loro angeli. In realtà non abbiamo fatto nulla di speciale.....”.
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Puntuale alle cinque della sera, Flavia si presenta. Davanti non c'è la sua classe di studenti ma un registratore.
Nasce a questo punto un lungo e cordiale colloquio che ha come titolo il mondo del volontariato ma che spazia anche sul valore della cultura e dell'insegnamento, all'amore per i libri ed alla certezza di vivere in un tempo difficile ma aperto a tanti possibili sviluppi ed alla speranza di contribuire alla formazione una generazione capace di passione e di strette di mano. Siamo nella cucina della Croce Rossa.
Una macchinetta del caffè se ne sta silenziosa in disparte, la luce fioca che crea ombre.
Partiamo con la domanda d'obbligo. La più difficile.
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Flavia parliamo di te.
“Mi chiamo Flavia Azzarelli, sono insegnante di Scienze al Liceo A. Omodeo di Mortara, seguo nove classi. Sono tempi difficili, è molto impegnativo l’insegnamento oggi, malgrado tutto a me piace trasmettere ai miei alunni tutto ciò che ho appreso dai miei studi e dall’esperienza costruita in campo lavorativo, in passato infatti ho lavorato in laboratorio di analisi bio-cliniche in ospedale e nel campo dell’ecologia applicata.
Nella mia vita ho sempre amato studiare, stavo sui libri con piacere..... poi è giunto il momento di trasmettere le informazioni che avevo acquisito agli altri.
Lo faccio con passione, cercando il modo di rendere la lezione piacevole, o almeno non troppo tediosa, ai miei studenti.
Per coinvolgerli, racconto loro un aneddoto, parlo di un fatto di cronaca, chiedo la loro opinione e soprattutto non ho paura di dire la mia......anche se impopolare.
Cerco di far capire loro che la cultura è fondamentale nella vita, permette a tutti, anche a chi parte svantaggiato di cambiare la propria condizione di vita. La cultura conferisce una dignità, che non dà certamente da sola, la ricchezza.
Mettendo in campo tutte le proprie capacità, perché non sempre si è bravissimi a scuola, si possono raggiungere obiettivi insperati ma con tanta volontà e determinazione”.
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Poi un giorno hai scoperto il volontariato…
“In realtà non l’ho scoperto, è sempre stato un modo di essere che sentivo dentro di me. Da studentessa, a parte le spiegazioni che davo ai miei compagni di classe che avevano avuto un debito estivo, impiegando interi pomeriggi, collaboravo con la Caritas.
Erano gli anni in cui arrivavano i primi immigrati e così facevamo opera di alfabetizzazione.
Andavo a trovare, sempre nell’ambito delle attività organizzate dalla Caritas, le persone sole in ospedale, gli anziani nelle case di riposo, tutte esperienze che mi rendevano soddisfatta e felice. Perché aiutare gli altri conferisce una felicità che non può dare nessuna cosa materiale.
Poi i fatti della vita mi hanno un po’ staccata da questo mondo, l’impegno dell’università e poi i figli da crescere, il lavoro fuori sede.
Poi a Mortara, ecco che la Croce Rossa mi è venuta incontro.
Credo che le cose belle della vita non capitino mai per caso, non sei tu che le scegli. Mi pento di non avere fatto questa scelta quando avevo venti anni, perché vedo che i miei colleghi, che sono qui da molto più tempo hanno accumulato tanta esperienza. La Croce comunque mi sta dando tanto”.
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Quali mansioni svolgi?
“Ho fatto due moduli: il corso base e quello per trasporto sanitario, poi dico sempre, dove c’è bisogno vado: distribuzione alimenti e vestiario, trasporto dializzati, servizio ai tavoli durante le sagre, trasporto in ambulanza. Tutte esperienze che lasciano qualcosa dentro: quando trasportiamo in ambulanza degli anziani, ma in generale persone che si trovano in un momento di fragilità e di debolezza, capisco che per loro è un momento molto delicato, e che bisogna quindi parlargli per fare passare il tempo del trasporto, in fretta.
Così gli faccio raccontare del loro passato, del loro vecchio lavoro, dei loro ricordi.
Parlano sempre volentieri, forse perché nessuno parla più con loro e così i minuti di trasporto diventano meno faticosi.
Poi ci ringraziano sempre con il sorriso sulle labbra, qualcuno ci dice che siamo i loro angeli, in realtà non abbiamo fatto nulla di speciale, abbiamo solo parlato, ma questo lascia in loro un buon ricordo”.
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Una altra esperienza che hai piacere di ricordare?
“Accade quando distribuiamo gli alimenti che consegniamo a casa, alle famiglie disagiate, il sabato mattina, se è possibile ci fermiamo un attimo per dialogare con loro e qui vedo nei loro occhi e nel loro sorriso la gratitudine e questa diventa per noi la nostra paga.
Il volontario ha come paga la riconoscenza degli altri. Ugualmente quando distribuiamo vestiti usati e vengono madri immigrate e con tanti figli.
Ci adoperiamo per trovare le taglie giuste e accade che loro, questo gesto di gentilezza, lo vedono come una cosa inaspettata. Si meravigliano della gentilezza che usiamo. Vedo che la gente si meraviglia sempre quando sei gentile, ecco quello che manca nella società di oggi, la gentilezza”.
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Nuovi bisogni si affacciano all’orizzonte, a cosa in particolare ritieni si debba dare più attenzione?
“La solitudine, sta crescendo tanto la solitudine. Non riguarda solo le persone anziane o che vivono da sole per un motivo o per un altro, ma anche gente socialmente attiva, single, separati, vedovi. Avverto che anche persone che vivono in famiglia, a volte vivono una solitudine interiore da cui non riescono a liberarsi. La soluzione è quella di non chiudersi in casa, magari con i social che sono deleteri, è piuttosto necessario dedicarsi agli altri. Quando si fa questo non ci si sente mai soli”.
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Dopo il Covid la voglia di volontariato è rimasta?
“Non conosco i dati nazionali, rilevo però che in Croce Rossa, quest’anno abbiamo avuto un bel ritorno. Più di sessanta persone, soprattutto giovani, hanno accettato di provare a fare questa esperienza. Abbiamo fatto una buona promozione nelle scuole, ma il fatto è che le persone capiscono sempre di più che bisogna dare agli altri per ricevere. Io parlo sempre con i miei studenti delle mie esperienze di volontariato. Nel mio piccolo, penso di averli entusiasmati e ho visto che in questo corso base ci sono diversi miei studenti, questo mi onora.
Mi sono accorta di una cosa incredibile: quando parlo in classe di quello che gli studenti hanno fatto nel mondo del volontariato, vedo che anche gli altri cominciano a chiedere di potere partecipare.
Per cui spero che il prossimo anno ci sia una nuova ondata di volontari, almeno me lo auguro. Sono ragazzi che spesso lasciano perdere le loro attività sportive, sacrificano un po’ lo studio, ma imparano tanto da questa full immersion nella realtà. Spesso quando si parla di giovani se ne parla in modo negativo e’ sbagliato, perché nelle nuove generazioni ci sono tante cose ancora da scoprire, tante risorse e credo sia compito dei genitori e di noi insegnanti farle emergere.
Anche la voglia di aiutare non è una cosa scontata e deve essere sollecitata.
Oggi c’è molto egocentrismo e impazza la corsa per superare gli altri, io credo sia necessario tirare fuori dal profondo la voglia di fare del bene. Siamo in una società complicata ed i fatti di cronaca ultimi ci fanno stare male, però bisogna sempre pensare che la gente è anche positiva, e si può costruire senz’altro un mondo migliore”.
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Se ti dico la parola futuro?
“Sono ottimista, anche se il futuro oggi fa molta paura, padrona di ogni cosa sembra essere la violenza. Violenza domestica, tra fidanzati, tra gruppi giovanili, tra le Nazioni. Sono sempre eccezioni però, questo non bisogna dimenticarlo, per questo dobbiamo lavorare su noi stessi, cercando di porgere sempre un sorriso agli altri, e sperare in un cambiamento culturale”.
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Ti piace Mortara?
“Non sono nativa di Mortara ed ho scelto di venire a vivere qui, nove anni fa, mi piace per la sua tranquillità, giusto per quella cosa che invece fa dire a molti che a Mortara non c’è vita.
Certo i ragazzi preferiscono magari andare per i locali a Milano, dove c’è più divertimento. Però per le mie scelte di vita e per le mie passioni molto tranquille: la lettura, gli animali, le piante, Mortara è una giusta dimensione. Amo quest’aria di piccola cittadina dove conosci tutti, dove non è difficile fare amicizie, dove si è più aperti senza quei timori di dare confidenza alle persone sbagliate che si hanno quando vivi nelle grandi città”.
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Hobby?
“Mi piace passeggiare nei boschi o comunque in mezzo alla natura ed i libri, la mia passione per i libri, ha influenzato la scelta del mio lavoro, i libri sono sempre stati per me qualcosa di speciale.
Appena ho imparato a leggere, ho letto libri di tutti i generi, a sera quando sono a letto, allora è la narrativa quella che più amo, che mi permette di staccarmi dalle angosce della vita quotidiana. La lettura ti dà la possibilità di andare molto lontano, in un’altra epoca ed in un’altra vita.
Il mio sogno nel cassetto? Quello di scrivere un libro. Dovrei però trovare il tempo, tra figli, lavoro e volontariato, ed impegni vari, canto nella Corale Laurenziana, che è un coro polifonico di Mortara che vive da oltre 102 anni, per ora mi è difficile.
Conto sempre di farlo un giorno....”.
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Esco e mi sembra che la solitudine dell'inverno alle porte, abbia lasciato spazio ad una tela di pittore, Piena di colori e di una nuova umanità. ... Vedi altroVedi meno
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Vi aspettiamo questo weekend sia al Bennet di Mortara sia al Bennet di Parona ♥️🎁 #crimortara #impacchettareiregali ... Vedi altroVedi meno
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Vi presentiamo l’iniziativa dell’Albero Solidale grazie alla quale é possibile donare un giocattolo a bambini e bambine fino ai 10 anni che non possono permettersene uno proprio ✨
Potete acquistare il regalo e lasciarlo sotto l’albero di Natale della nostra sede a Mortara, in Viale Capettini 22.
Grazie a chi lo farà 🎁❤️ #alberosolidalecri ... Vedi altroVedi meno
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Intervista a Martina Fosterni
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Vedevo soprattutto gli anziani che giungevano a coppie, mano nella mano..
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Si accede alla Croce, con un numero segreto. Poi negli ampi spazi del primo piano, si respira un’aria laboriosa ed allegra. Si avvicendano le giubbe rosse e si scambiano informazioni e pensieri. Ecco Martina, che ha strappato il tempo alla cena per arrivare un’ora prima per l’intervista. Tra non molto prenderà servizio. Fuori il gelo, dentro il calore dell’amicizia e delle cose ben fatte.
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Martina ciao, ti va di raccontare di te?
“Sono Martina Fosterni e sono nata a Pavia nel 1999. Era il 27 marzo, in primavera. Mi sono diplomata al Liceo linguistico. Poi la mia strada è decisamente cambiata, ho scelto un’università scientifica: Scienze biologiche. Mi sono laureata dopo tre anni nel 2021 e da quel momento, se così posso dire, è iniziato il mio periodo di crisi esistenziale. Mi sono iscritta alle Magistrali, ma frequentandole non ho trovato nelle materie trattate, la possibilità di poter esprimere al meglio la mia passione. Mi mancava la spinta per andare avanti. Così ho lasciato, mi sembrava solo di fare spendere inutilmente i soldi delle tasse ai miei genitori. Mi sono presa un po’ di tempo per riflettere, non tanto in verità, perché io sono sempre in movimento. Mi piace avere le giornate piene di impegni, pur arrivando alla sera stanchissima. Mi appaga avere in agenda tanti impegni. Così ho prenotato un aereo per la Spagna, un’esperienza estiva da sola, in una famiglia. Questa scelta, che ti impone di vivere all’improvviso in una famiglia che non è la tua, parlare una lingua certo studiata a scuola ma che non padroneggi totalmente, abitudini e orari diversi, è stata importante. Difficile all’inizio. Io sono troppo mammona, e la mamma mi mancava molto. Continuavo a chiamarla in ogni momento vuoto della giornata, anche solo per sentire la sua voce. Poi mi sono abituata a questa nuova esperienza e questa scelta mi ha dato sicurezza. Mi ha aiutato a crescere e a cambiare punti di vista e pensieri.
La definirei una scelta gratificante e istruttiva. Una famiglia concordata con una videochiamata. Certo così si va un po’ alla cieca, ma nel mio caso mi sono trovata molto bene. Avevo vitto e alloggio ed una piccola paga. In cambio badavo ai loro bambini, li portavo a scuola. La bambina aveva 7 anni ed era proprio tosta, il piccolo invece solo 18 mesi. Stavo con loro nel pomeriggio e avevo i week end liberi. Così ogni settimana visitavo una città diversa: sono stata a Logrogno e poi ho visitato Bilbao, Pamplona e tante altre città. Tornata in Italia ho fatta la baby sitter a due bambini, con un pensiero sempre presente alla Croce Rossa e alla mia seconda associazione che è la Greg4ever.
Quest’ultima è nata nel 2020, in memoria di un nostro caro amico che si chiamava Gregorio. Era a me molto caro, ed è mancato per una brutta malattia. Ci siamo ritrovati in tre amici e abbiamo deciso di tenere vivo il suo ricordo. Così abbiamo aperto una associazione a suo nome, abbiamo contatti con il Benin. Frequentavamo tutti da ragazzini l’oratorio e facevamo raccolta fondi per l’Africa. Poi mandavamo i soldi a Don Gabriel un prete che costruiva in loco un’aula di scuola. Così abbiamo realizzato diverse strutture, prima i sanitari e poi nell’ultima missione anche un pozzo d’acqua per il villaggio. Ora con Cuore Fratello del papà di Mattia Villaggi, abbiamo desiderio di creare a Koko un ambulatorio sanitario. Un progetto da realizzare nel tempo, perchè abbiamo bisogno di fondi importanti. Comunque siamo certi che questo progetto prima o poi andrà a buon fine”.
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E poi?
“Poi è giunto il momento di cambiare nuovamente, mi sentivo di iniziare un lavoro continuativo. Ho trovato lavoro alle Poste Italiane a Vigevano, dove tuttora sono impiegata. Con il lavoro mi è tornata la voglia di riprendere gli studi e così ora frequento come specializzazione la Magistrale in Nutrizione, logica prosecuzione dei miei studi in Biologia. E’ impegnativo lavorare e studiare insieme, senza contare gli altri impegni ed una ricca vita sociale. Però si fa. Ci sono giorni in cui arrivo a sera senza più energie, ma lo faccio volentieri. Tanti ragazzi partono con un sogno di futuro, io non ho mai avuto un punto di riferimento lavorativo preciso. Seguo quello che mi piace e che mi entusiasma. Fare la nutrizionista è un lavoro che mi ha sempre intrigato, perche puoi lavorare in proprio oppure negli ospedali che è la cosa a cui punto maggiormente, ma permette anche la possibilità di insegnare. Insomma ci sono tante alternative. Spero di poter fare anche nel secondo anno un Erasmus, viaggiare apre la mente e il cuore”.
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Come hai scoperto la Croce Rossa?
“E’ stato tutto molto strano. Da bambina già avevo voglia di fare del bene agli altri. In questo ho raccolto le suggestioni di mio padre. Mi piaceva dare risposta ai bisogni della gente, esprimere la disponibilità verso chi aveva problemi. Mio papà era attivo in Croce, ma non ho mai pensato di seguire questa strada. Non mi attirava e poi da ragazzina hai altro per la testa. Ricordo che era la Sagra del Salame d’oca, credo fosse nel 2015. Ero al tavolo con gli amici e mio padre si è avvicinato e ci ha informati che stava partendo il corso base per diventare volontari. Così mi sono detta: dai ci provo. Poi se non mi piace lascio. Sono entrata con le mie amiche, come gruppetto ci facevamo forza a vicenda, nelle difficoltà e nelle lezioni. Ho scoperto un mondo. Oggi posso dire di avere fatto bene a seguire le sue indicazioni. Di solito da giovani si tende a non seguire i consigli dei padri. In realtà poi alla fine, io lo ascolto sempre e mi rendo conto che ha spesso ragione. In questo caso mi sono trovata bene e sono sincera nel dire che anche stasera, dopo avere finito il mio lavoro alle 19, non mi pesa venire qui a fare un turno in presenza. Anche perché se prendo un impegno lo porto sempre a termine, non è nelle mie corde tirarmi indietro”.
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Un episodio che ti è accaduto e che ti ha dato emozione?
“Durante il Covid, vissuto con emozioni contrastanti, ci siamo ritrovati a vivere in un mondo strano. Abbiamo realizzato alla Borsa Merci di Mortara la campagna vaccinale. Vedevo soprattutto gli anziani che giungevano a coppie mano nella mano, notavo nei loro occhi quella speranza di luce di poter uscire dall’incubo. Speranza che stavamo dando anche noi, avendo organizzato il presidio. Si notava la loro gioia nell’essere sopravvissuti e con il vaccino quella di poter tornare a vivere la normalità. Giorni gratificanti questi, di accoglienza dopo un periodo tragico che ricorderò per sempre. Vedere la loro gioia mi ha fatto vivere emozioni forti, che mi hanno segnato. Di grazie ce ne sono stati tanti, a volte basta il sorriso di un paziente che soccorri a darti gratificazione. Arrivi da una giornata pesante e poi trovi un sorriso: questo fa sparire d’incanto tutta la stanchezza del giorno”.
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Un altro?
“In piazza avevamo realizzato un anno l’autoambulanza dei bambini. A maggio invece del quizzone, avevamo pensato a creare uno spazio in cui i bambini venivano con una bambola oppure con un peluche da far curare. Facevamo finta che fosse ammalato e per questo abbiamo costruito anche una finta autoambulanza che loro spingevano sino a noi. Era la prima esperienza del genere e c’erano tanti bambini presenti. Erano tutti felici. Vivevano il soccorso senza più paura”.
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Dove va il volontariato oggi?
“Oggi nelle nuove generazioni, vedo calare la voglia di spendersi per gli altri, non ho spiegazione del perché ciò accade. Molti giovani guardano spesso solo il proprio orticello, cosa che è giusto che sia, ma oltre a pensare a se stessi ci vorrebbe una spinta di altruismo capace di creare più desiderio di esserci. Pochi hanno voglia di mettersi in gioco. Rispetto a quando avevo 14 anni, vedo una generazione molto diversa. I social a manetta hanno cambiato la loro visione del mondo, la mentalità, i pensieri. Uno preferisce perdersi in Tik Tok, piuttosto che fare un turno in Croce. Non è un giudizio totalizzante ma è un’impressione netta”.
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Mortara, la tua città…
“Oggi la città è cambiata in negativo, anche per la sicurezza. A 13 anni, uscivo con i miei amichetti e mi sentivo tranquilla nel tornare a casa da sola. Ora anche un breve tragitto può fare paura. Però Mortara è anche una città interessante, ha chiese storiche ma a livello di spazi per i giovani si è perso molto. Negli ultimi anni è stata solo la Croce Rossa che ha organizzato per loro degli eventi. Oggi io mi sento strana perchè a Mortara, nella mia città, non riesco più a sentirmi sicura”.
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Il futuro?
“A volte sono pessimista, forse in realtà sono semplicemente realista. Non dico che tutto va a rotoli, ma il clima che cambia e tutto il resto mi impone di vivere alla giornata e di non fare programmi. La vita è imprevedibile ed ho visto tante persone andarsene all’improvviso”.
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Ancora qualcosa di te?
“Non leggo tantissimo, amo i polizieschi, niente testi romantici ma storie di mistero. Sogno di andare in Benin. Per vedere da vicino ciò che abbiamo fatto con l’associazione. Non ci sono mai stata. Ho conosciuto un po’ di paesi europei. Ma lunedì vado a fare il passaporto. Vorrei visitare la Thailandia e l’Oriente. Prima il Benin però, per trovare i bambini che stiamo aiutando e per conoscere la gente che vive nel villaggio.
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Non glielo dico subito. Ho però il piacere di dedicarle alla fine dell’incontro, approfittando della data della sua nascita che “ha il sapore della primavera”, una famosa lirica della Merini che mi sembra perfetta. Perfetta per raccontare quel nuovo mondo di bene che Martina immagina ed interpreta.
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
Tutte le interviste sono raccolte nella pagina Facebook:
Mortara: storie di volontariato ... Vedi altroVedi meno
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Complimenti 👏
Complimenti 👏👏
😘 complimenti Martina !
Martina sei una ragazza meravigliosa ,continua così. Ti auguro tanta fortuna ❤
Bellissima
Martina...una persona speciale che porto nel♥️come una figlia...un grande abbraccio
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Ci siamo anche noi questa sera alla passeggiata notturna contro la violenza sulle donne! Basta. 🖐🏼❤️ #crimortara ... Vedi altroVedi meno
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